venerdì 5 luglio 2013

Il progetto Staged Authenticity




Nella seconda metà dell’‘800 fondazioni e musei finanziavano la realizzazione di raccolte fotografiche di quelle che erano considerate culture ‘in via di estinzione’. I fotografi che si recavano in Africa, Asia, Oceania avevano come scopo quello di realizzare un campionario di tipi e culture umane. In verità tali immagini vennero spesso realizzate ‘in studio’, con evidente disinteresse per il contesto di vita reale dei soggetti ripresi. I soggetti indossavano vestiti e ornamenti che talora non erano propri della loro cultura, ma di altre limitrofe, e lo sfondo retrostante era dipinto con paesaggi che avrebbero dovuto riprodurre il presunto ambiente naturale della loro esistenza.


Il concetto di ‘staged authenticity’ viene applicato ad un’altra invenzione, quella della recitazione di sé da parte del soggetto del film documentario, che vede protagonista negli anni ’20 il regista Robert J. Flaherty. Flaherty girò una serie di sequenze che ritraevano il paesaggio e la vita degli Inuit. L’identità culturale degli eschimesi veniva messa in scena con gli Inuit che negoziavano con il regista le modalità di ripresa, col fine di entrambi di costruire una rappresentazione che restituisse contemporaneamente il proprio sguardo sull’identità dell’altro, lo sguardo altrui su di sé e infine la collaborazione tra i due.

Il progetto ‘Staged authenticity’ è animato dallo stesso intento: esso vuole restituire, in forma di immagini fotografiche e video, l’identità culturale di diversi individui in un centro periodo della loro esistenza - l’identità culturale che sappiamo essere fluida, dinamica, in costante trasformazione - attraverso la ‘messa in scena’ di sé all’interno di un contesto costruito in collaborazione con la antropologa/fotografa/regista, in cui trovano spazio quelli che i soggetti ritengono essere gli elementi simbolici fondamentali del loro immaginario di sé, così come la dimensione culturale della loro memoria e del loro desiderio.

Obiettivo del lavoro è descrivere l’identità (al momento delle riprese) dei partecipanti attraverso la messa in scena - da parte loro - di sé con oggetti, abbigliamento, posture e racconto personale. Ogni partecipante verrà ripreso/a in un’apposita sessione dedicata soltanto a lui/lei. In tale sessione la persona costruirà la propria rappresentazione culturale di sé secondo i propri desideri (abbigliamento, pettinatura, posture, sfondo, oggetti ecc.) quindi verrà ripresa/fotografata mentre racconta/usa lo spazio scenico per parlare della propria identità.

La realizzazione delle fotografie/riprese si svolgerà a partire dall'estate 2013 a Torino (ed eventualmente anche in altre città, in base alla risposta degli interessati).

Per partecipare scrivere a cbalmativola(at)yahoo.com

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